lunedì 26 dicembre 2011

Anna Lisa e il suo Natale in presidio alla Jabil ex-Nokia


Pubblichiamo la lettera-testimonianza di Anna Lisa Minutillo, che da oltre 5 mesi porta avanti coi suoi colleghi un presidio permanente davanti ai cancelli dell’azienda a tutela del posto di lavoro. Stiamo parlando della Jabil che quattro anni fa ha rilevato i lavoratori da Nokia (il mandante di questa situazione scomoda e pesante). 

Lavoratori Jabil ex-Nokia
Non abbiamo intenzione di arrenderci a questa mattanza che ogni giorno vede una nuova azienda chiudere, qualcuno si trincera dietro la crisi, ma per noi questo discorso non è valido. Noi il lavoro lo avremmo ma non c’è volontà di investire in Italia e si vuole speculare all’estero dove si pagano meno i lavoratori a scapito delle competenze e delle nostre professionalità. Questa situazione rigurada 325 famiglie oltre all’indotto che ruota intorno alla nostra azienda.
Mi chiamo Anna Lisa, ho 45 anni, e lavoro in questa azienda da 26 anni. L’ho vista crescere ed evolversi, l’ho vista mutare e progredire, l’ho vista diventare un’eccellenza nel settore delle telecomunicazioni e purtroppo la sto vedendo chiudere. Con la sua chiusura si decretano anche la fine dei miei sogni e l’inizio di una sopravvivenza precaria, incerta, deludente.
Non era ciò che avevo messo in conto per il mio futuro, non era quello che speravo di ottenere svolgendo sempre lealmente e puntualmente il mio compito, dedicandomi al mio lavoro con passione ed interesse in quanto mi ha sempre affascinato e coinvolto. Mi sono sempre occupata di collaudo di circuiti, ho sempre prestato attenzione a come questo lavoro lo svolgevano i miei colleghi e sono stata anche una delle prime donne a collaudare.
Ho dimenticato di dire il nome dell’azienda presso cui lavoro, forse perchè un pò provo vergogna ad associarla al mio nome, forse perchè non mi riconosco più in essa da 4 anni, da quando la “famosa” Siemens Nokia è stata ceduta ad una mutinazionale americana che porta il nome di Jabil. Da quel momento sono iniziati problemi per tutti i lavoratori e ora di tutto il nostro impegno e le nostre competenze lavorative davvero non sappiamo più che farcene, da quando con strane pressioni psicologiche siamo stati quasi tutti demansionati e relegati a lavori che non rispondono affatto al nostro inquadramento professionale.
Eravamo abituati a poter proporre le nostre idee, a dare i nostri consigli ad essere presi in considerazione ora da 4 anni siamo stati messi nell’angolo, con la paura di poterci esprimere liberamente: chi ha avuto il coraggio di farlo ha duramente pagato la sua voglia e il suo amore per la verità finendo in qualche stanzina isolato dal resto del mondo ma questa è un’altra storia.
Dopo due anni di cassa integrazione ordinaria ed un anno di cassa straordinaria arriva l’epilogo, comunicato via fax senza nemmeno un incontro da parte dei dirigenti con i lavoratori. Un fax scarno e freddo, come freddi sono gli animi di questi personaggi, ci comunica che saremo i prossimi mobilitati del millennio. Inutile (o forse no) specificare che alla mia età si è troppo giovane per andare in pensione ma anche troppo vecchia per cercare un lavoro. Inutile sottolineare che tutto il nostro settore è in crisi più totale, inutile far notare che la crisi mondiale che stiamo vivendo non migliora di certo le cose.
Peccato che le bollette continuino ad arrivare ugualmente però, peccato che bisogna anche comprare qualcosa da mangiare se si vuole sopravvivere, inutile far notare che senza un lavoro ti senti senza identità e che hai la sensazione di non avere un ruolo, di non avere più valore, di non avere più la tua dignità. Senza il lavoro non si è quasi nulla e spesso ci si dimentica che in quel bel libro chiamato Costituzione Italiana si afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma qui mi sa che invece di far lavorare le persone si giochi ad “affamarle” e a renderle prive di stimoli. Mi hanno rubato i sogni e della ragazzina piena di progetti per il futuro, che è entrata nel mondo del lavoro subito dopo la scuola a 19 anni, ora è rimasto ben poco a parte la volontà di non arrendersi.
Non sarà un bel Natale questo per noi, non sarà un bel Natale perchè come regalo abbiamo ricevuto illicenziamento ma ci siamo stretti in un abbraccio, abbiamo unito le nostre grida silenziose ed abbiamo creato un presidio permanente che da 4 mesi ci vede coinvolti a pieno regime.
Abbiamo e stiamo cercando di tutelare il nostro posto di lavoro ed intanto che le lancette dell’orologio girano ed i giorni passano, stiamo attendendo il 12 Dicembre che sarà il giorno in cui riceveremo le lettere di licenziamento. Stiamo cercando di non restare nell’ombra, di non piegarci difronte all’ingiustizia che fa sentire queste persone così tanto piene di sé al punto di disporre delle nostre vite senza neanche chiederci se siamo daccordo o meno. Stiamo cercando di far conoscere la nostra storia a chi avrà la bontà di leggerla solo per far capire che le prevaricazioni non avranno le nostre volontà, che il presidio esiste e resiste e che non andremo via da qui nemmeno quando avremo ricevuto le lettere ma che quello sarà solo l’inizio della nostra lotta.
Difficile far tornare la serenità sul volto di quella ragazzina diciannovenne che mi osserva e che continua ad avere la testa che le frulla in cerca di idee nuove e di come reagire a questa mattanza che nessuno ha chiesto ma anche difficile portarle via sorrisi e sogni perchè quelli sono miei e non sono in vendita così come non lo è la mia dignità!


di Anna Lisa Minutillo (lavoratrice Jabil ex Nokia)

(2 dicembre 2011)


Nessun commento:

Posta un commento