mercoledì 27 giugno 2012

In Piemonte UN OVER 50 SU 4... è SENZA LAVORO. Le loro storie


di MARINA CASSI, ANTONELLA MARIOTTI

In Piemonte un over 50 su quattro è senza lavoro. La mancanza di occupazione ruba il futuro ai giovani. Ma la mancanza di lavoro avvelena anche la vita di chi ha più di cinquant'anni. Li priva di risorse materiali, ne mina l'identità sociale, li marginalizza. Perdere il posto è una condanna soprattutto ora che i requisiti per la pensione si sono spostati sempre più avanti. Chi viene mandato via dalla sua azienda a 50 anni o poco più rischia di avere di fronte quasi due decenni di paura, precarietà, bassi salari, contributi modesti che gli garantiranno una pensione povera. I disoccupati con i capelli grigi, spesso sono figli del fordismo e hanno scolarità e formazione insufficienti per reinventarsi nel mercato del lavoro.

Il 71% ha al massimo la licenza media, un altro 14% ha finito le elementari e il 5% è privo di titolo di studio. La particolare fragilità di questi lavoratori - e soprattutto lavoratrici - è evidenziata da un dato: quasi l'80% è in attesa di un posto da più di due anni. E con ogni probabilità per molti la disoccupazione si prolungherà anche perché i fondi per le politiche attive per il lavoro si stanno contraendo costantemente. E così gli over 50 ingrossano le liste di mobilità dove sono quasi il 30% del totale. Ma anche questo strumento oggi è messo in forse dall'innalzamento dell'età per la pensione e sono in migliaia a Torino a rischiare di rimanere per 6-7 anni senza indennità e senza pensione.

Le storie sono centinaia, tutte diverse e tutte drammatiche. Ne abbiamo scelte sei: sei lavoratori, di specializzazione e livello diversi ma tutte egualmente drammatiche.
Sei «fantasmi» con più di cinquant'anni.

Il dirigente: "Mi restano i risparmi di una vita da formica" La beffa è arrivata a cambiare la sua vita. Eppure Carlo, 60 anni tondi non è un marginale del mercato del lavoro. Anzi, è stato per anni direttore dell’Abit di Torino. Poi a novembre ha deciso, di comune accordo con l’azienda, di lasciare il lavoro per divergenze sul futuro aziendale. Tutto semplice: nel 2013 con quota 97 - avrebbe potuto andare in pensione. Ma è qui che arriva la beffa. Doveva smaltire cinque mesi di ferie arretrate; così fino a fine marzo non sarà ufficialmente un «esodato», ma un dipendente in ferie. E questo per la riforma delle pensioni - che nel giro di una notte ha cambiato il destino di milioni di italiani - fa una differenza enorme: infatti non rientra nella quote delle persone che riceveranno una deroga all’applicazione della legge Fornero perché non è uscito dal lavoro entro il 31 dicembre. Adesso la pensione spera di prenderla nel 2016. Dice: «Mi va ancora bene perché sono stato una formica e ho messo da parte. Ma ho amici malati disperati, altri che stanno facendo saltare l’Università ai figli, altri ancora quasi alla fame». E’ amaro: «Non è possibile cambiare le regole devastando la vita delle persone».

L'impiegata: "Non servo neppure per spazzare le strade" Quando entri in casa sua hai la sensazione che non abbia fatto altro che pulire e lucidare. Cerca di sorridere e ti prepara il caffè mentre racconta che «da un giorno all’altro ci hanno detto che non avevano bisogno di noi. Era Natale». Nadia racconta: «Facevamo parte di una cooperativa di servizi, quei consorzi che cambiano gestori spesso: si rinnovano gli appalti e si cambia. Il nostro stipendio era di novecento euro e avremmo dovuto avere mansioni di inserimento dati». In realtà all’Iren Nadia, 48 anni, ha incarichi di responsabilità ed è contenta del lavoro. Divorziata dal 2007, due figli, uno di 16 anni e la più grande di 20 commessa a 400 euro al mese «che bastano solo per le sue spese». L’affitto della casa a Settimo è di cinquecento euro, praticamente il contributo dell’ex marito per i figli. In una lettera amara Nadia scrive: «Grazie per avermi fatto perdere l’autostima privandomi del lavoro. Grazie per il mio equilibrio psichico: passo le mie giornate a cercare un impiego cercando di fare una buona impressione a un eventuale nuovo datore di lavoro». Ha provato anche a farsi assumere per pulire le strade, e mentre la saluti ha gli occhi rossi di pianto.

L'operaio: "Ho tre bambini piccoli: che ne sarà di noi?«E’ tutto in salita. Mentre a quest’età avrebbe dovuto essere tutto in discesa». Enzo ha anche voglia di scherzare, nonostante sia stato licenziato a 55 anni, ha anche una percentuale di invalidità, si è ferito sul lavoro qualche anno fa. «Ma neanche questo aiuta. Ho sempre fatto l’artigiano fino al 2008, poi la crisi mi ha fatto chiudere e ho trovato un lavoro dipendente nella meccanica di precisione, prima però lavoravo per conto mio in cantina ed è lì che mi sono ferito». Enzo ha quattro figli, tre ancora bambini, mentre la prima ha vent’anni, ma è disoccupata anche lei. «Non sappiamo come arrivare a fine mese, mia moglie assiste gli anziani per una cooperativa ma lavora a settimane». «Fanno fatica i giovani a trovare lavoro, a trent’anni e con la laurea. Si immagini come posso fare io, mi dicono che sono troppo vecchio. Ho anche delle patenti guida speciali per i camion, ma fra qualche anno dovrò superare la revisione e le aziende mi dicono: “e se poi non passi l’esame? Così anche in quel caso non mi prendono». Come vedo il futuro? «Spero che qualcuno mi metta qualcosa nel piatto» forse sta scherzando, ma chissà.

L'impiegata: "Trecento curriculum nessuna risposta" «Avrei dovuto occuparmi di inserimento dati, ma firmavo gare di imprenditori... Gestivo la posta privata e se non c’era la mia responsabile io dirigevo l’ufficio. Ho anche fatto formazione ai nuovi assunti». Giuseppina Gugliara, 55 anni, è triste e sfiduciata ma combattiva. «Adesso ho scoperto anche di avere tre anni di contributi non versati. Ho mandato una lettera all’Iride, doveva controllare cosa facevano le cooperative che garantivano personale». Giuseppina poi ha denunciato tutto ai sindacati, le sue competenze «eccessive» e tutto il resto. «Chissà forse è anche questo che ha portato al licenziamento. Mi chiedo come mai, hanno sempre cambiato appalto e non hanno mai licenziato nessuno: dovevano farci fuori». Giuseppina è vedova, i figli sono grandi e vivono per conto loro, ha un mutuo di 500 euro al mese e «mi sono sentita sfruttata: mi davano 840 euro al mese per lo stesso lavoro dei dipendenti mentro loro prendevano il triplo di me». E adesso? «Adesso cerco di tutto, anche nelle imprese di pulizie. Ma a 55 anni compiuti da un mese non è facile trovare un posto: mando in giro trecento curriculum. Non rispondono mai».

Il tecnico: "Non sono più in grado di aiutare le mie figlie"«Hanno risolto il problema del lavoro dei giovani. Mia figlia troverà un posto a 40 anni, non sarà più giovane». Salvatore, 58 anni, è nella sede della Uil a cercare di capire cosa sta succedendo. Lavorava all’Enel, «mi hanno proposto il prepensionamento nel 2009 - racconta - Ho accettato perché pensavo anche a mia figlia, infermiera, anche lei sarebbe entrata in ospedale se quelli come me andavano in pensione». Così firma dove c’è scritto che a gennaio 2012 prenderà la pensione. «Adesso mi dicono che non ci sono i soldi, sono senza pensione e senza mobilità». E la figlia? «Anche lei è senza lavoro, perché con le nuove leggi non hanno mandato in pensione parecchi, alcuni devono aspettare due o tre anni, e l’ospedale che doveva assumerla non la chiama più». Adesso il problema è la seconda figlia di Salvatore, perché: «Per la prima ho potuto garantire il prestito per la macchina. Ma adesso non posso farlo per la seconda che ne avrebbe bisogno per lavoro. Ci dicano come dobbiamo fare». Salvatore fa parte di decine di migliaia di lavoratori che dovranno sopravvivere per anni senza pensione, senza mobilità, senza stipendio. «Come?» chiede Salvatore.

Il magazziniere: "Un tumore alla gola e niente stipendio" Paolo non vuole che si sappia il suo cognome, ha un cancro alla gola, parla a fatica, ma questo non l’ha salvato dal licenziamento poco prima di Capodanno. «Sono fortunato sa - racconta con fatica al telefono - sono solo due mesi che sono senza lavoro, conosco persone della mia età che stanno peggio». Paolo ha 54 anni, ha lavorato parecchi anni come agente di commercio, poi ha cambiato è diventato correttore di bozze, e negli ultimi anni è tornato alla prima azienda come dipendente. Con le stesse mansioni? «Non proprio. L’azienda è di servizi vari tra i quali la disinfestazione. Dicono che hanno perso delle commesse e così mi hanno licenziato». Paolo maneggiava anche sostanze chimiche non proprio sicurissime. «Avevo il tesserino del ministero. Io sono venuto a contatto con veleni, avevo mansioni magazzino, forse ho anche rischiato la salute». Il mio futuro? «Ho 54 anni e sono malato, cosa devo pensare? Le aziende mi dicono che sono vecchio e ho una professionalità troppo alta. Ma anche mio figlio neolaureato non trova lavoro, a lui chiedono l’esperienza. Mi dicono che devo lavorare fino a settant’anni. Io lo farei volentieri se trovassi un lavoro».

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/444962/


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