mercoledì 27 giugno 2012

Disoccupazione: la povertà dissacra e inaridisce


Indubbiamente l’uomo è, in quanto esiste, e rappresenta la forma più nobile di vita in essere, ma la sua identità personale e sociale, per edificarsi e manifestarsi, necessita dell’ausilio dello scambio “in relazione al prossimo”; tutta la vita umana è definibile un percorso che si conferma “ in relazione” .

Nelle più disparate forme di relazione umana si racchiude l’esigenza di confermare ed essere confermati nella ricerca continua di dare significato e valore al nostro agire e al nostro esistere. Nel lavoro, quale spazio eccellente in termini di conferme personali, l’uomo realizza la migliore traccia di se stesso, ma anche l’opportunità di espandersi, oltre il sè, divenendo essere sociale ovvero creatura che appartiene al mondo, lo stesso mondo che sente appartenergli.

Le tendenze sociali, gli usi, i costumi, le consuetudini, i riti culturali in cui l’uomo si riconosce e si identifica, costituiscono lo spazio per celebrare il sano diritto al piacevole ed al bello. Ogni rito sociale, in quanto  prova e conferma, di raggruppamento motivato da sentimento di appartenenza reciproca, è definibile sacro, poiché è solo nell’unione che l’uomo si completa, diventa migliore e più forte.

In questi anni, di crisi economica ed anche morale, gli ambiti sociali si sono scollati come affetti da una amnesia settoriale: i benestanti racchiusi nel loro piccolo mondo pieno e i disagiati, quelli vittime della crisi e relative conseguenze, chiusi nel loro, altrettanto, piccolo mondo vuoto.  I riti sociali e culturali, negati dallo stato di povertà, diventano riti di caste e mortificano il senso di appartenenza; il disagiato, il disoccupato, l’impoverito perde il diritto alla sua dignità. Egli non può celebrare il piacevole e il bello, perché non ha potere, non ha mezzi e non ha chance.

Il suo scrigno di riti sacri si svuota: diritto ad un lavoro dignitoso, diritto ha crearsi una famiglia, diritto ad una autonomia abitativa, diritto al riposo e lo svago, il diritto a mettere sotto l’albero balocchi per i propri cari.

Il sistema sociale si separa e si rinnega come Pilato: “che ci posso fare io!”. La dissacrazione dei simboli comuni comporta separazione, inimicizia, rabbia e inaridimento quindi fragilità e vulnerabilità con possibile sopravvento selvaggio degli istinti più bassi come dimostrano i fatti quotidiani di cui nessuno può sentirsene orgoglioso.

Dr.ssa Elisabetta Vellone.

http://www.propostalavoro.com/crisi-e-cambiamento/disoccupazione-la-poverta-dissacra-e-inaridisce


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